Smart contract, blockchain, avvocati, notai: cosa accomuna questi mondi? Il futuro è alle porte.
di Avv. Manuel Costa
Introduzione
Dai Romani alla globalizzazione, dal codice giustinianeo agli oltre 23 codici attualmente vigenti nel sistema giuridico italiano, dal cartaceo al digitale, dal materiale all’immateriale.
Inizia l’era dello Smart Contract, riconosciuto ufficialmente anche in Italia.
Qualsiasi accordo di vario tipo, sottoscritto mediante formula “smart”, da oggi non potrebbe più essere oggetto di disputa giudiziale in quanto certificato istantaneamente dalla rete (blockchain).
Tuttavia, ai fini dell’opponibilità in giudizio di uno Smart Contract in Italia, sarà necessario attendere le norme tecniche dell’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) che stabiliranno i requisiti di validazione della identità della/e parti.
Lo smart contract ha avuto un grande assist dalla legge di conversione del Decreto Semplificazioni (Legge n. 12/2019, G.U. 12/02/2019) in vigore dal 13 febbraio scorso
Esso introduce la definizione normativa di smart contract e gli conferisce la qualità giuridica della forma scritta.
Dunque, smart contract e blockchain saranno i migliori amici o i peggior nemici per gli avvocati ed i notai del Bel Paese?
Cos’è uno smart contract?
Si definisce «Smart Contract» (ex articolo 8 ter, comma 3, legge Semplificazione) un software per elaboratore che opera su tecnologie basate su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o piu’ parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse.
Il meccanismo su cui si basa uno Smart Contract è semplice: la piattaforma tiene in considerazione il rapporto “causa-effetto” che sta alla base dell’accordo sotteso dalle parti.
Al verificarsi di determinate condizioni si realizza l’evento (risultato) previsto, certificandolo o meglio, codificandolo, istantaneamente, senza alcun intervento umano.
Dunque, è facilmente intuibile come questi software, per volontà delle parti, colleghino il verificarsi di alcune condizioni ad alcuni esiti vincolanti ed indispensabili per le parti stesse.
Di fondo, vi è il classico criterio logico della programmazione informatica secondo cui “Se questo…allora questo” (“If This…Then That”).
Negli Smart Contract “l’hardware ed il software si occupano dell’interpretazione ed esecuzione del contratto, senza che sia necessario – né possibile – un ulteriore intervento umano.
La principale componente di differenziazione risiede nell’esecuzione del contratto: a differenza degli smart contract, le altre tipologie di “computable contracts” consentono l’intervento umano per interrompere l’esecuzione degli stessi.
Uno smart contract, invece, una volta attestato su una blockchain non può più essere disatteso al raggiungimento delle condizioni in esso previste ed, una volta eseguito, la transazione dal medesimo regolata è irrevocabile”
citazioni di Massimiliano Nicotra e Fulvio Sarzana nel manuale “Diritto della Blockachain, Intelligenza artificiale e IoT (WKI)”.
Smart contract & blockchain
La tecnologia Blockchain è l’unica, al momento, in grado di poter dare piena realizzazione allo Smart Contract
La piena esecuzione del contratto (successivamente codificato), infatti, sarà assicurata dalle sue primarie caratteristiche di decentralizzazione ed immutabilità, oltre che irrevocabilità.
Pertanto, non solo un contratto, ma più in generale qualsiasi tipo accordo che richiede una forma scritta può essere redatto in formato “Smart”.
Nel corso dei mesi, ci si è posta più di una domanda riguardo la possibilità di garantire un grado di riservatezza dell’accordo/atto redatto in quanto, come noto, la Blockchain è una rete basata sulla trasparenza e sull’accessibilità.
Inoltre, interrogativi sono sorti circa la possibilità di formulare contratti “ibridi”, un po’ smart (automaticamente eseguibili) e un po’ “umani”, facilmente modificabili ed interrompibili.
In verità, attualmente gli smart contract hanno riguardato, per lo più, il settore finanziario ed assicurativo (emissione di token e lo scambio di cryptovalute).
In realtà diventerà una consuetudine registrare informazioni circa la proprietà degli asset (compravendita), registrare domini od opere creative, i privilegi di iscrizione, gestire accordi tra più parti (noleggi, collaborazioni aziendali e assicurazioni) stipulare contratti di garanzia e fideiussione e non solo.
Uno dei problemi, al momento, riguarda la possibilità e le modalità di attuazione di quelle clausole valoriali non determinabili a priori secondo formula matematica.
A cosa ci riferiamo? a quelle clausole meglio conosciute come la “diligenza del buon padre di famiglia“, la “buona fede“, gli “usi e consuetudini”.
Tali clausole sono determinabili sono ed esclusivamente attraverso l’intelletto ed il buonsenso umano.
Infatti, ciò che lascia diffidenti avvocati e notai italiani, è proprio questa sensazione di incompletezza e di difficoltà interpretativa relativa all’utilizzo dello smart contract su tecnologia blockchain.
Esempio di smart contract
Ecco un esempio di come un contratto di investimento potrebbe essere glossato in codice (da www.legalese.com).
Dalla necessità di integrazione tra valori e istituti giuridici tradizionali con le nuove tecnologie, stanno nascendo piattaforme di Smart Contract user friendly, dotate di librerie di “variabili” corrispondenti a particolari “clausole contrattuali” tradizionali.
Pertanto, vi sono già in atto sperimentazioni di sistemi di “traduzione” da semantica al codice.
Essi sono da intendersi come individuazione di una nuova modalità espressiva digitale che rappresenti semanticamente gli elementi del contratto, la logica interna e il suo impatto sul circostante.
Dunque, sembrano oramai lontani i tempi della valorosa e risoluta stretta di mano.
Un’anteprima di quello che sarà il futuro di molti professionisti italiani, grazie allo smart contract ed alla tecnologia blockchain, è stato oggetto di dibattito al Lease di Milano.
Ti consigliamo di leggere il nostro articolo “Blockchain: impatto sulle professioni lavorative del futuro.” (Clicca qui) per saperne di più.
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