Introdotto il reato di Revenge Porn. Nonostante i tanti casi di diffusione non autorizzata di video ed immagini attinenti la sfera sessuale delle tante vittime, l’Italia è stata tra gli ultimi paese in Europa a dedicarsi al fenomeno.
di Maria Priscilla Malta
Introduzione
Voti favorevoli 461, voti contrari nessuno.
Con questo risultato la Camera dei Deputati ha approvato l’emendamento al disegno di legge “Codice rosso” che introduce il c.d. reato di “Revenge porn” (tradotto “porno vendetta”).
Esso consiste nella diffusione di video o più semplicemente di immagini attinenti la sfera intima e prettamente sessuale delle malcapitate vittime e senza il consenso delle stesse.
«Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro».
Questo è quanto si legge nel testo dell’emendamento che prevede, inoltre, la medesima pena anche per chiunque, avendo ricevuto immagini o video «li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro danno».
I casi recenti di vendetta pornografica.
La pratica della cosiddetta vendetta porno, che negli ultimi tempi ha trovato spazio nelle prime pagine di testate giornalistiche, è salita agli onori della cronaca italiana con il caso della giovane Tiziana Cantone.
Nel 2016, dopo la diffusione senza il suo consenso di video a sfondo sessuale che la vedevano protagonista, si toglieva la vita nella sua casa nel napoletano non sopportando più il peso mediatico che i video ormai virali avevano generato.
Nonostante i tanti casi di diffusione non autorizzata di video ed immagini attinenti la sfera sessuale delle tante vittime, anche appartenenti al mondo dello spettacolo e ultimamente della politica, l’Italia è stata tra gli ultimi paese in Europa a dedicarsi al fenomeno.
Primo tra tutti era stato il Regno Unito.
Già nel 2015 introdusse il reato di revenge porn prevedendo una pena fino a due anni di reclusione per i diffusori di materiale di natura sessuale senza il consenso della persona interessata.
Nel 2016 è la Francia ad occuparsi del fenomeno punendo con una multa fino a 60.000 euro e con la pena di due anni di detenzione per coloro che diffondono materiale a carattere sessuale contro la volontà della vittima.
In Germania il revenge porn viene invece disciplinato solo civilmente ma con leggi molto restrittive sul copyright con il susseguirsi di sentenze che hanno punito con pene molto severe i trasgressori.
Malgrado il ritardo con cui l’Italia ha ufficialmente deciso di combattere il fenomeno, l’emendamento che introduce il revenge porn, approvato dalla Camera dei Deputati prevede (oltre alle pene per chi diffonde il materiale) determinate aggravanti se:
1- il reato viene commesso dall’attuale o dall’ex coniuge della vittima o da persona che è stata legata da una relazione affettiva con la stessa;
2 – i fatti sono commessi per mezzo di strumenti informatici e telematici.
Revenge Porn e Cyberbullismo.
È dunque evidente l’esistenza di un fil rouge che lega il fenomeno del revenge porn al più vasto e noto fenomeno c.d. cyberbullismo (clicca qui per scoprire di più).
Quest’ultimo si configura come l’attacco mediatico online, perpetrato nei confronti di inconsapevoli vittime, per mezzo di social media, siti internet o più semplicemente chat sincrone.
È probabilmente il c.d. sexting (dall’unione delle parole “sex” e “texting”, ovvero “sesso” e “messaggiare”) il fil rouge che mette in connessione la vendetta porno con il cyberbullismo.
Il Sexting consiste in quella pratica di invio di messaggi, immagini o video di contenuto sessualmente esplicito per mezzo di strumenti informatici quali cellulari o computer.
Alla luce del dilagare di questi fenomeni è dunque auspicabile una maggiore consapevolezza circa la pericolosità di una incontrollata diffusione di proprie immagini o più semplicemente informazioni private.
Solo pochi giorni fa Antigone Davis, Global Head of Safety di Facebook, per far fronte all’espansione del revenge porn ha annunciato l’introduzione di un sistema di intelligenza artificiale volto a combattere una volta per tutte il fenomeno.
«Grazie all’apprendimento automatico e all’intelligenza artificiale, ora siamo in grado di rilevare in modo proattivo immagini o video che vengono condivisi senza autorizzazione su Facebook e Instagram.
Ciò significa che possiamo trovare questi contenuti prima che qualcuno li segnali»
Ha spiegato Antigone Davis che aggiunge, inoltre:
«Persone appositamente formate esamineranno i contenuti individuati dalla nostra tecnologia… Se un’immagine o un video viola i nostri standard lo rimuoveremo, e nella maggior parte dei casi disabiliteremo gli account che condivideranno contenuti intimi senza autorizzazione».
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