Sei un consumatore Huawei? Ecco come ottenere il risarcimento per il blocco imposto da Trump e Google.

I device Huawei attualmente in commercio e in circolazione, dovrebbero ricevere gli aggiornamenti al sistema operativo ed alle relative app di proprietà Google, solamente per un anno.

di REDAZIONE COMPLIANCE LEGALE

Huawei nella blacklist USA

E’ notizia recente la decisione decisamente incredibile ed inaspettata, attuata dal Presidente degli USA Donald Trump, di inserire il noto marchio cinese Huawei (leader nel mercato della telefonia e dell’informatica) all’interno della blacklist commerciale.

Le conseguenze di questa mossa, inevitabilmente, sono state devastanti: anche Google, Microsoft, Intel, Qualcomm, Xilinx e Broadcom (tra gli altri) hanno deciso di interrompere i rapporti commerciali e fatto saltare importanti accordi milionari per via dell’immediato congelamento relativo alla fornitura destinata al colosso cinese.

Tutto ciò, quindi, in cosa si traduce? Quali rischi per l’utente già in possesso di un device Huawei?

Per rispondere a questa fondamentale domanda, occorre fare un piccolo passo indietro ed elencare le opportune premesse:

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Huawei attualmente si afferma il secondo produttore mondiale di smartphone (dietro solamente a Samsung e, addirittura, avanti alla celeberrima Apple). Non avendo mai sviluppato un proprio sistema operativo, essa si è da sempre servita del sistema Android, di proprietà Google e da questa sviluppato.

Pertanto, alla luce della mancata progettazione di un proprio sistema operativo nativo, Huawei ha da sempre intrattenuto un rapporto di licenza (accordo commerciale) con il colosso californiano Google, al fine di ottenere non solo l’ottimizzazione ed il supporto relativo allo sfruttamento del sistema Android, bensì anche a tutte le app ed i servizi che fanno parte del mondo Google: Gmail, Maps, YouTube, Chrome, Drive, Fogli, Calendar, Play Store e non solo.

Dunque, avendo interrotto qualsiasi rapporto commerciale, Huawei non sarà più in grado di usufruire dei servizi sopra elencati.

Mi spiego: i nuovi device che verranno prodotti e commercializzati, venendo meno le licenze commerciali con le aziende Statunitensi, non saranno muniti del sistema Android, delle app appartenenti al mondo Google, dei processori Qualcomm, dei microchip Intel, e così via.


Cosa succederà agli smartphone ed ai tablet Huawei attualmente in circolazione?


Qui la situazione si complica e parecchio. I device attualmente in commercio e in circolazione, come ad esempio i vari P30; P20; P10; Mate20; Mate10; ecc, dovrebbero ricevere gli aggiornamenti al sistema operativo ed alle relative app di proprietà Google, solamente per un anno (o forse meno, il condizionale è d’obbligo). La conseguenza è che nel giro di pochissimi mesi diventerebbero apparecchi obsoleti, non perfettamente funzionanti, poco performanti e, soprattutto, esposti a molti più rischi collegati ad attacchi informatici.

Risulta fuori discussione la differenza di appeal che un prodotto acquisisce o, al contrario, perde, in presenza/assenza di un sistema operativo di largo consumo e di conclamata affidabilità come Android e, soprattutto, di tutte le app facenti parte del circuito Google, oramai indispensabili alla routine lavorativa quotidiana (si pensi a Gmail, YouTube, Maps, fra le tante).

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Se la situazione non dovesse risolversi (come immaginabile allo stato attuale dei fatti), Huawei potrebbe procedere all’uso della distribuzione Android senza servizi di Google o, più presumibilmente, alla produzione e al conseguente utilizzo di un nuovo sistema operativo di sua proprietà e compatibile con le app Android (non semplice, tuttavia). Ulteriore problema sarebbe costituito, comunque, dall’irrevocabile diniego di utilizzo dello store di applicazioni Google Play.


Ken Hu, Vicepresidente di Huawei, ha rilasciato un paio di giorni fa le seguenti dichiarazioni.


“In Europa, circa tre quarti degli utilizzatori di smartphone si affida a un dispositivo basato su Android. Huawei detiene circa il 20% di questo mercato. Pertanto questa decisione può avere gravi ripercussioni sui consumatori e sulle imprese che operano in tutta Europa.” Non si può che dargli ragione; le ripercussioni sui consumatori, infatti, saranno irreversibilmente dannose.

E ancora: “…tutto ciò costituisce un precedente pericoloso. Non solo è in contrasto con i valori della comunità imprenditoriale internazionale e interrompe la catena di approvvigionamento globale, ma ostacola anche la concorrenza leale sul mercato. Inoltre, se non si affrontano insieme queste problematiche, le attuali vicende che sta attraversando Huawei potrebbero coinvolgere qualsiasi altro settore e azienda”.


Quale tutela per il consumatore? Andiamo dritti al punto.


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Fortunatamente ci vengono in soccorso sia il codice del consumo che il caro, intramontabile, buon codice civile.

Pertanto, se non vuoi aderire ad una molto più che probabile class action nei confronti di Huawei (non sai cos’è la class action? leggi qui), ti consiglio di leggere con attenzione quanto elencato di seguito.

Dettagliatamente, l’art. 114 del codice del consumo disciplina la responsabilità del produttore: “Il produttore è responsabile del danno cagionato da difetti del suo prodotto.” Viene attribuita, pertanto, in capo al produttore la responsabilità per i danni derivanti da prodotto difettoso.

Ma quando si considera difettoso un prodotto? Lo si considera difettoso quando non offre la sicurezza che ci si può legittimamente immaginare ed aspettare tenuto conto di varie circostanze tra cui, ad esempio: “l’uso al quale il prodotto può essere ragionevolmente destinato e i comportamenti che, in relazione ad esso, si possono ragionevolmente prevedere”. Un prodotto, insomma, è difettoso ogni qualvolta che “non offre la sicurezza offerta normalmente dagli altri esemplari della medesima serie” (art. 117 cod.consumo).

Pertanto, la natura della responsabilità del produttore per danno cagionato dal suo prodotto difettoso, alla luce di quanto sancito dal suindicato art.144 del codice del consumo, si risolve indubbiamente nella qualifica di responsabilità presunta e non, come in precedenza ritenuto, puramente oggettiva (fondata cioè sulla riconducibilità causale del danno alla presenza di un difetto nel prodotto).

E’ necessario, tuttavia, che il danneggiato provi il difetto, il danno e la connessione causale che ricolleghi il difetto (inteso come causa) al danno (inteso come conseguenza) , affinchè si possa attribuire al produttore la responsabilità per i danni provocati da propri prodotti difettosi (art. 120, comma 1, codice del consumo).

Ovviamente, il consumatore che lamenti un danno provocato da prodotto difettoso ha diritto al relativo risarcimento (ai sensi dell’art. 2043 cod.civ), essendo nullo qualsiasi patto che escluda o limiti preventivamente nei suoi confronti la responsabilità del produttore (art. 124 codice del consumo).


Aggiornamento al 01/06/2019:

Stando al Financial Times, Huawei avrebbe rispedito a casa numerosi dipendenti statunitensi impegnati nel quartier generale di Shenzhen, a stretto giro dall’iscrizione della compagnia nella “lista nera” del commercio Usa. Sembra che questo “scontro” durerà ancora per molto e le conseguenze sono tutt’altro che prevedibili allo stato attuale dei fatti.


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