Coronavirus, Eurogruppo ha trovato l’accordo: cos’è il MES?

Nell’ Eurogruppo del 9 aprile i ministri delle Finanze hanno trovato un accordo sulla risposta economica al coronavirus: “500 mld di euro disponibili subito”, più “un fondo per la ripresa a venire. Ma cos’è il MES?

di Redazione Compliance Legale

La riunione dell’Eurogruppo in videoconferenza si è appena conclusa con un accordo sulle misure volte ad affrontare le conseguenze della pandemia di Covid-19.

Il ministro dell’Economia Gualtieri ha dichiarato: “Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalita del Mes. Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa. Ci batteremo per realizzarla”.

Tuttavia restano non poche perplessità sulla sottoscrizione del MES, seppur apparentemente “senza condizionalità”.

Ma che cos’è il MES?



Meccanismo Europeo di Stabilità


Il Meccanismo Europeo di Stabilità, istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona ed entrato in vigore nel 2012, può essere definito come un meccanismo volto a mantenere la stabilità finanziaria del continente europeo.

Al fine di garantire la tenuta del Vecchio Continente il fondo salva-Stati, dunque, emette prestiti sulla base di condizioni piuttosto rigide e, talvolta, può spingersi fino all’adozione di atti sanzionatori.


Come funziona il MES


Le modalità d’azione del fondo sono state definite dall’articolo 3 del suo trattato istitutivo.

Esso attinge somme di denaro destinate a sostenere gli Stati che ne fanno parte e che ne fanno richiesta in un determinato periodo nel quale si trovano in estrema difficoltà economica.

Per comprendere al meglio il funzionamento del MES possiamo distinguere tre fasi distinte:

I) Lo Stato in difficoltà avanza una richiesta di accesso al fondo al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati;

II) Il MES chiede alla Commissione UE di valutare lo “stato di salute” del Paese che ne ha richiesto l’accesso. Di talchè la Commissione Europea e la BCE (ed eventualmente il FMI) analizzano se la crisi di quello specifico Stato può contagiare il resto dell’Eurozona.

III) Dopo la valutazione, l’organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà erogando (in prestito) le somme richieste.


Il fondo, sostanzialmente, emette prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) per assicurare assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà e acquista titoli sul mercato primario, ma a condizioni molto severe.

Queste condizioni rigorose “possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite” (art. 12).

Potranno essere attuati, inoltre, interventi sanzionatori per gli stati che non dovessero rispettare le scadenze di restituzione i cui proventi andranno ad aggiungersi allo stesso MES.

È previsto, tra le altre cose, che “in caso di mancato pagamento, da parte di un membro del MES, di una qualsiasi parte dell’importo da esso dovuto a titolo degli obblighi contratti in relazione a quote da versare […] detto membro dell’MES non potrà esercitare i propri diritti di voto per l’intera durata di tale inadempienza” (art. 4, c. 8)


Considerazioni finali sul MES


Cos’è, dunque, il Mes? Sostanzialmente possiamo definirlo l’evoluzione della Troika, ovverosia un’organizzazione internazionale dotata di ampi poteri sanciti nel suo trattato fondamentale (id est quello approvato dal Parlamento).

Il suo obiettivo principale è quello di prestare denaro ai Paesi in difficoltà, ma solo se gli viene concesso di sostituirsi al governo democraticamente eletto per imporre le proprie riforme.

Il Paese che non dovesse realizzare le riforme del Mes-Troika andrebbe in contro ad una serie di problematiche di ingente spessore se solo si consideri che il prestito viene erogato in tranche condizionate alla realizzazione delle riforme imposte dall’esecutivo europeo.

Un esempio? Il caso Grecia.

I prestiti ad Atene sono stati concessi solo a seguito dell’applicazione di politiche di austerità estremamente pesanti, basti pensare all’approvazione della legge di bilancio dell’anno 2014.

Essa fu condizionata dalla decisione della Troika di rinviare l’erogazione dell’ulteriore tranche del prestito richiesto, poiché su 135 riforme “suggerite” ne furono attuate soltanto 60.


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