Il Garante della Privacy ha annunciato, con un comunicato pubblicato in data 22 dicembre 2020, l’avvio del procedimento sanzionatorio contro il celebre social network asiatico Tik Tok.
di Redazione Compliance Legale
Il Garante della Privacy ha rilevato “scarsa attenzione alla tutela dei minori, divieto di iscrizione ai più piccoli facilmente aggirabile, poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, impostazioni predefinite non rispettose della privacy”, quali cause legittimanti l’avvio del procedimento in parola.
Tik Tok, come noto, è un social network utilizzato largamente da giovanissimi ed aziende. La piattaforma, invero, consente di creare, condividere e commentare brevi video in playback o con l’applicazione di particolari filtri cromatici ed effetti d’animazione innovativi.
Il Garante, sostanzialmente, ha avvertito l’immediata urgenza di aprire un procedimento formale nei confronti del social in oggetto al fine di porre una tutela effettiva dei minori italiani.
Sono venuti in rilievo, invero, una serie di trattamenti di dati effettuati (operati dal social network) definitivamente non conformi al quadro normativo vigente in materia di protezione dei dati personali.
Le contestazioni del Garante a Tik Tok in tema di privacy
Innanzitutto, è stato riscontrato come le modalità di iscrizione al social network non tutelino adeguatamente i minori.
Ed infatti, il divieto di iscrizione posto al di sotto dei 13 anni, parrebbe risultare facilmente aggirabile una volta utilizzata una diversa (non veritiera) data di nascita. Tik Tok, infatti, non verifica che vengano rispettate le norme sulla privacy italiane, “le quali prevedono per l’iscrizione ai social network il consenso autorizzato dei genitori o di chi ha la responsabilità genitoriale del minore che non abbia compiuto 14 anni” (si apprende nel comunicato del Garante).
Ulteriormente, il Garante ha rappresentato come l’informativa rilasciata agli utenti appare essere “standardizzata” (oltre a non prende in specifica considerazione la condizione effettiva dei minori); ed infatti, secondo l’Autorità per la tutela della privacy, risulterebbe fondamentale la creazione di un’apposita sezione dedicata ai minori, in cui venga evidenziata in maniera chiara ed estremamente semplice l’elencazione dei rischi ai quali si espongono.
Inoltre, non risulta chiara né la quantità di tempo (mesi, anni?) di conservazione dei dati sensibili degli iscritti adottata dalla piattaforma Tik Tok, né vengono esplicitati gli scopi (e le relative modalità) per i quali i medesimi dati vengono raccolti. Alla stessa maniera, risulta esserci una quasi generale e grave assenza di chiarezza riguardante il trasferimento dei dati nei Paesi extra Ue (non vengono specificate, infatti, quali società riceveranno e custodiranno i dati in parola).
Ultima “accusa” mossa nei confronti del social network, risulta essere la preimpostazione del profilo (al momento dell’iscrizione) dell’utente come “pubblico”.
Così facendo, invero, sarebbe consentita la massima ed immediata visibilità dei contenuti in esso pubblicati da parte degli utenti appena iscritti.
Tale impostazione predefinita, dunque, si pone in netto contrasto “con la normativa sulla protezione dei dati che stabilisce l’adozione di misure tecniche ed organizzative che garantiscano, di default, la possibilità di scegliere se rendere o meno accessibili dati personali ad un numero indefinito di persone“.
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