Blockchain e Pubblica Amministrazione: un possibile dualismo sinergico e funzionale. Situazione attuale, sviluppi e prospettive future.

La tecnologia blockchain costituisce – in nuce – un registro condiviso ed immutabile ove è possibile annotare qualsiasi tipo di dato, asset e/o informazione, tanto tangibile quanto intangibile. In sostanza, tutto ciò che abbia – o possa avere – un valore può essere rintracciato, gestito e scambiato su questo tipo di rete, riducendo drasticamente i rischi e i costi per i soggetti interessati. Dunque, grazie ad essa, solo ed esclusivamente i soggetti autorizzati, possono aver accesso immediatamente, in maniera del tutto sicura e trasparente a tutto ciò di cui hanno necessità, aumentando esponenzialmente il livello di fiducia della collettività. Il presente contributo ha lo scopo di prendere in considerazione i benefici, i vantaggi e finanche le criticità che questo innovativo strumento può apportare all’azione e all’agire amministrativo, valutando la situazione positiva attuale e le prospettive legislative future, per rendere sempre più tecnologicamente avanzata, efficace ed efficiente la Pubblica Amministrazione

di Dott. Federico Muzzati


La blockchain, i suoi possibili usi e i giovamenti all’azione amministrativa


Alla luce della breve premessa supra svolta, sembrerebbe proprio come tra questa tecnologia e la Pubblica Amministrazione non possa che esserci un forte e significativo interesse reciproco, in quanto se si venissero a relazionare – in una sorta di endiadi – i benefici per entrambe potrebbero essere molteplici e di non scarsa rilevanza.

Infatti, grazie al suo impiego si potrebbero significativamente implementare e ripensare “ab imis” i tradizionali sistemi di informazione e comunicazione utilizzati dalle Amministrazioni, in un’ottica di sempre maggior digitalizzazione e sviluppo, promuovendo la fiducia dei cittadini e degli stakeholders.

Ciò andrebbe poi anche a saziare l’inveterato e bulimico istinto semplificatorio e di snellimento che affligge la Pubblica Amministrazione, permettendo di rendere sempre più agile, celere, immediato ed efficace il suo agire.

Per meglio comprendere i possibili vantaggi della blockchain si può prendere in considerazione un’annosa questione, e cioè quella della difficoltà di dialogo e coordinamento dei vari livelli di governo, in ispecie sul versante della condivisione delle informazioni e dello scambio dei dati pubblici.

Su questo versante, il suo utilizzo potrebbe certamente essere di grande aiuto, migliorando l’interoperabilità e l’interscambiabilità, permettendo ai vari sistemi gestiti da diversi enti di essere sempre in contatto, e alle Amministrazioni di poter fruire subitaneamente di tutti i dati di cui necessitano.

Ergo, l’Amministrazione, nei confronti di questo registro informatizzato, può rivestire un duplice ruolo e valenza; può essere tanto soggetto attivo quanto soggetto passivo.

Può infatti sia mettere a disposizione dei consociati informazioni da utilizzare e condividere, agendo come una sorta di “motore” in grado di valorizzare e favorire sempre di più la collaborazione tra pubblico e privato, ovvero può agire – a sua volta – come mera fruitrice di reti blockchain, all’uopo di rendere in modo celere ed efficiente servizi alla cittadinanza.

In quest’ottica, dunque, questo strumento digitale può essere assunto quale paradigma idealtipico per il mezzo del quale garantire la standardizzazione e l’autenticità di dati e documenti e finanche – di conseguenza – la loro sicurezza, riducendo drasticamente il contenzioso e automatizzando gli iter amministrativi (migliorando sensibilmente la produttività complessiva del sistema pubblico).

Sostanzialmente, il principale effetto benefico e positivo dell’impiego di questa tecnologia applicato alla Pubblica Amministrazione risulta essere quello di ridurre il costo della fiducia necessario alla conclusione e al perfezionamento di una transazione, da intendersi quale scambio di informazioni e/o di valore, rendendo altresì certa la sua positiva esecuzione [1].

Quanto testè detto può certamente incentivare lo scambio di valori e/o dati ed informazioni tra attori, tanto pubblici quanto privati, ponendo inoltre le basi per lo sviluppo di nuovi schemi e modelli di business, sempre più innovativi, all’avanguardia e remunerativi.

Dopo aver svolto queste concise considerazioni introduttive ed aver brevemente delucidato i vantaggi e l’azione benefica della blockchain applicata all’azione della Pubblica Amministrazione, è bene però precisare a quale species ci si riferisce; tutto quanto enunciato infatti vale solo ed esclusivamente nei confronti della c.d. “blockchain chiusa” (o “permissioned”), e cioè quella assoggettata a disposizioni stabilite convenzionalmente [2].

Norme che hanno ad oggetto la puntuale e precisa individuazione dei soggetti coinvolti, le modalità di introduzione e fruizione dei dati e infine il modus con cui poter risolvere eventuali controversie.

Anche questa tecnologia però presenta alcune criticità ed aspetti problematici che è bene porre in evidenza.

In primis, essa richiede una strutturazione architettonica alquanto complessa e sofisticata, che sì permette il suo corretto, efficace ed efficiente sviluppo e funzionamento, ma di converso è definibile come “energivora” poiché abbisogna di un quantitativo estremamente elevato di energia, risultando per tale ragione alquanto dispendiosa e ad elevato impatto ambientale.

In secundis, reca inoltre con sé problemi di tutela dei dati personali e sensibili a causa del suo carattere peculiare, ovverosia l’immodificabilità, non permettendo dunque una facile e pronta cancellazione in caso di necessità, al fine di garantire un necessario e fondamentale diritto odierno, il diritto all’oblio.

In tertiis, e in conclusione, come ogni strumento digitale, può essere soggetta ad attacchi informatici da parte di hacker che intendano impadronirsi dei dati in essa contenuti, richiedendo dipiù un elevato grado di competenze informatiche e tecniche alle Amministrazioni, oggi però ancora alquanto rare [3].


[1] Un altro indubbio effetto – potenzialmente benefico – della blockchain potrebbe essere quello di contrastare il fenomeno corruttivo nelle procedure ad evidenza pubblica, garantendo l’anonimato degli offerenti.

[2] Per converso, quella “pura” o “aperta” non può trovare impiego nel settore pubblico, in quanto sfugge da qualunque disposizione giuridica, dal controllo statale, e dunque più che promuovere l’efficace sviluppo e azione del diritto si “divincola” dalla legge, garantendo il più totale anonimato.

[3] Manca ancora una diffusa cultura informatica e digitale all’interno delle Amministrazioni, anche a causa dei finanziamenti erogati per promuoverne l’utilizzo, l’impiego (e la formazione dei soggetti che dovrebbero usarli), sempre alquanto scarni ed insufficienti.


La situazione attuale e il ruolo della regolazione positiva


Appare corretto premettere sin da ora come il quadro positivo e regolamentare di questa tecnologia – che ne dovrebbe permettere e consentire l’uso – risulta ad oggi del tutto carente e insufficiente.

Ciò che è del tutto pregiudiziale è l’individuazione del tipo di blockchain che si intende utilizzare, diffondere e promuovere all’interno delle Amministrazioni, stabilendo in quali specifici settori e con quali finalità essa debba operare, e se possa essere utile per la condivisione e la gestione delle informazioni di cui queste sono in possesso.

Solo dopo aver svolto tale operazione necessaria è possibile procedere alla definizione di un insieme di disposizioni riguardanti questa sofisticata tecnologia, la quale deve poter essere attagliata all’azione amministrativa in maniera sapiente, savia e controllata, non indiscriminata e incondizionata.

Vieppiù, come si è gia anticipato nel precedente paragrafo, è del tutto porre in essere un bilanciamento tra due esigenze, quella di informatizzazione, celerità ed efficienza dell’azione amministrativa e di sicurezza dei dati.

Dunque, alla luce di tutto quanto testè detto, la regolamentazione deve per forza promanare da fonti primarie, poiché se ogni Amministrazione provvedesse con atti particolari “ad hoc”, quali direttive e circolari, si creerebbe una deprecabile frammentazione, non permettendo a queste di coordinarsi e interagire in maniera simultanea e sincrona, al fine di favorire un’efficace comunicazione tra i vari livelli di governo.

Il modus più semplice di approcciarsi al fenomeno da parte del legislatore è quello di fornire direttamente l’infrastruttura e il servizio, come ad esempio accade in Cina, creando una blockchain di Stato; in questo ordinamento è stata creata una piattaforma (statale) per permettere di accedere a tutti i dati informatizzati presenti sul registro, ma sul modello della tecnologia permissioned, e cioè ai soli soggetti pre-autorizzati e accreditati.

Questo permetterebbe sì di governare la blockchain, ma allo stesso tempo, e per converso, come si può ben intuire, è del tutto intrusivo e limitante delle libertà personali ed economiche costituzionalmente garantire, con evidenti ricadute sul rispetto della privacy di ogni individuo.

Una soluzione mediana sembra essere ciò che di meglio sia possibile approntare legislativamente, traendo ispirazione dal modello britannico, ove si è costituita una specifica autority, la Digital Markets Unit, con specifici compiti di vigilanza sul rispetto del codice di condotta per l’economia digitale.

Si tratta di una scelta che mira a limitare fortemente i big players del digitale, veri e propri colossi con fatturati di gran lunga superiori a molti Stati del mondo (che spesso limitano le scelte dei consociati e dunque rallentano il processo di innovazione), per incentivare quanto più possibile la concorrenza tra imprese.

Un simile approccio parrebbe essere quello preferibile, permettendo di assicurare maggiore prevedibilità degli esiti derivanti dall’utilizzo della blockchain, con l’apposizione di disposizioni ex ante applicabili in maniera efficace ed efficiente.

Dunque, il modo e la strategia con cui si normerà questa importante tecnologia permetteranno di renderla realmente utilizzabile e di dispiegare i suoi molteplici effetti benefici e vantaggiosi, senza arrecare alcun nocumento e detrimento agli utenti finali.

Tra i principali impieghi della stessa, oltre a quelli già menzionati, si possono ricordare: la redazione, trascrizione e conservazione di atti notarili, il riordino dei numerosissimi dati catastali, le informazioni veicolate e presenti sui social media, i brevetti, i marchi, le cartelle cliniche, i diritti d’autore artistici e molto altro.


Prospettive future e brevi osservazioni conclusive


Le istituzioni europee individuano nella blockchainuna grande opportunità per l’Europa e gli Stati membri per ripensare i propri sistemi di informazione, promuovere la fiducia degli utenti e la protezione dei dati personali, contribuire a creare nuove opportunità commerciali e a stabilire nuove aree di leadership, a vantaggio dei cittadini, servizi pubblici ed aziende”.

È del tutto autoevidente e chiaro come il nostro Paese non possa mancare tale futuro appuntamento, per rendere sempre più celere, efficace ed effettivo l’avviato – seppur con molte difficoltà e rallentamenti – processo di digitalizzazione.

Anzitutto, per poter sfruttare e beneficiare degli indubbi vantaggi che tale tecnologia apporta, come si è sopradetto, è necessario provvedere a delineare un chiaro e specifico quadro regolatorio, che permetta di rafforzare sempre di più l’azione amministrativa, mettendogli a disposizione tutti i mezzi, le risorse e gli strumenti necessari all’uopo.

Oltre a fare ciò, ossia permettere e legittimare le autorità all’utilizzo dei più recenti e sofisticati mezzi digitali ed informatici, è necessario approntare forme di promozione e implementazione dello sviluppo tecnologico, in pieno rispetto e in ossequio ai rigidi – ma necessari per la tutela dei dati personali – adempimenti ed obblighi previsti dal GDPR.

In secondo luogo, appare necessario porre sempre più in luce le molteplici funzionalità ed applicazioni della blockchain e renderle note ai diversi settori delle Amministrazioni e finanche ai cittadini, fruitori finali di questi indubbi vantaggi e nuovi servizi resi digitalmente.

Unicamente percorrendo questi sentieri appare possibile creare un solido, efficace e duraturo legame e rapporto stabile e biunivoco tra la blockchain e la Pubblica Amministrazione, garantendo al cittadino uno dei più importanti diritti nei confronti delle Amministrazioni, ossia quello ad una buona amministrazione, previsto, oltre che a livello costituzionale – dall’art. 41 della Carta dei diritti dell’Unione europea, quale efficace compendio di tutte le prerogative vantante dai consociati nei confronti delle Amministrazioni.


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